Luca Giordano (1634-1705) si forma a Napoli, sua città natale, nella bottega di Josep de Ribera. Nel 1652 dopo una sosta a Roma, prosegue verso Firenze e Venezia. Attratto dalla vena spettacolare di Pietro da Cortona, e affascinato da quella tradizione veneta, Giordano abbandona l’iniziale chiaroscuro per avviare una produzione luminosa, estrosa, dinamica. Nelle numerose opere eseguite per le chiese napoletane, Giordano sperimenta la nuova pittura, sintesi felice di diverse esperienze e trova una clamorosa consacrazione nel secondo viaggio verso Firenze e Venezia (1665-1667), durante il quale il rapporto con le scuole locali si ribalta: prima, Luca era in viaggio per apprendere, ora è diventato lui il maestro da ammirare e imitare. Alternando periodi di lavoro a Napoli con viaggi in altre città, Luca Giordano estende la propria influenza su un raggio sempre più vasto.
Nel 1682 esegue uno dei suoi capolavori, la luminosa galleria affrescata a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi: è un’opera sorprendente, specie se si pensa che è stata eseguita nel palazzo che fu abitato da Lorenzo il Magnifico. Diventato un nome di spicco nelle committenze e nel collezionismo principesco di mezza Europa, nel 1692 Luca Giordano rompe gli schemi di pittura classica, dipingendo figure libere, sullo sfondo del cielo, quasi un preannuncio dell’arte settecentesca. Richiesto da committenze e collezionisti principeschi di mezza Europa, nel 1692 Luca Giordano si trasferisce a Madrid, dove lavora per circa un decennio.
Alle soglie dei settant’anni, torna a Napoli, dove fa ancora in tempo a lasciare un ultimo, sorridente capolavoro: il Trionfo di Giuditta affrescato nel 1704 sulla volta della Cappella del Tesoro della Certosa di San Martino. Nella Chiesa di S. Giorgio dei Genovesi di Luca Giordano è la pala Madonna del Rosario (1681) o Santa Maria della Vittoria, che celebra il centenario della battaglia di Lepanto. Il dipinto intenso negli sguardi tra la Vergine e san Domenico è raffigurazione devozionale dei due santi gesuiti: Ignazio di Loiola e Francesco Saverio.