Jacopo Palma (1544-1628) Dopo un percorso di formazione che l’aveva portato dalla corte di Urbino a Roma, Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, rientra a Venezia all’inizio degli anni Settanta e, cercando di dimostrarsi erede di Tiziano, ne completa la Pietà. Coinvolto nella decorazione di Palazzo Ducale accanto a Veronese e a Tintoretto, sceglie una linea espressiva meno forzata, per quanto riguarda il luminismo e la gestualità, rispetto al gruppo dei collaboratori di Tintoretto. Il ricordo della lezione tizianesca ritorna nelle opere migliori, come nelle quattro tele della Scuola di San Giovanni Evangelista (1581). In una lunga serie di lavori, Palma il Giovane si afferma come l’alfiere della più recente generazione.
Palma s’immerge nella tradizione veneta dipingendo tra il 1580 e il 1590 il nobile e rigoroso ciclo per l’oratorio dell’ Ospedaletto dei Crociferi. Sono queste le sue opere migliori per la fluida vena narrativa.
Ritornato agli incarichi ufficiali in Palazzo Ducale, Palma organizza intorno a sé una grande bottega, grazie alla quale per tutto il primo quarto del Seicento produce una vastissima e un po’ monotona serie di dipinti sacri e allegorici, distribuiti in tutto il territorio della Serenissima: opere che con le loro ombre marcate e malinconiche riecheggiano la crisi politica e religiosa vissuta a Venezia all’inizio del Seicento, e culminata con l’Interdetto papale del 1606.
A S. Giorgio sono tre le opere di Palma: L’Annunziata, che esalta il timore della Vergine e la forza prorompete e rasserenante dell’angelo annunciatore, il tutto collocato sotto la protezione del mistero della Trinità; il Battesimo di Gesù ove dominante è il ruolo della Trinità nella forza luminosa dei raggi di luce che fanno da scia alla colomba dello Spirito Santo e il Martirio di San Giorgio ove la figura del santo emerge trionfante nel bianco del suo corpo sulla folla confusa di aguzzini. Le tre opere sono state acquistate a Venezia e collocate, in un secondo tempo, a nella Chiesa di S. Giorgio.