La Pietà, in marmo bianco, appena velato, è un capolavoro della scultura palermitana del tardo quattrocento da riferire a quel Giorgio da Milano che con l’altro lombardo, Domenico Gagini, condivise il merito della prima diffusione della scultura protorinascimentale in terra di Sicilia. Una ricerca di effetti plastici, il panneggio del manto che forma sul capo una specie di largo e pesante casco, la fermezza, la stabilità, se si vuole la stasi della composizione, come pure l’espressione pacata, serena del volto della Vergine, costituiscono i tratti caratteristici di questa Pietà di Giorgio da Milano.
Nella formazione di Giorgio da Milano saldo è rimasto l’aggancio alla durezza e concretezza plastica della più antica tradizione lombarda. Dal Gagini Giorgio deriva alcune complicanze artificiose nel panneggio dei lembi inferiori delle vesti e soprattutto quel tipico trattamento dei capelli a fili sottili intrecciati, che rende quasi identici i volti di serafini e cherubini, scolpiti nel fianco destro del gruppo marmoreo. Anche il Laurana sembra aver fortemente impressionato questo sensibile e ricettivo maestro, almeno nella sua produzione più tarda. Lo dimostrano proprio quell’affinamento dei tratti del volto, quell’arrotondamento dei volumi, quel più vivo senso della sintesi formale che rappresentano gli aspetti di maggior pregio e fascino della mirabile Pietà di Santa Cita.