Carlo Maratta (1625-1713). “Principe” dell’Accademia di San Luca, Maratta indirizza il gusto di fine Seicento coniugando il classicismo con preziosi spunti barocchi, dei quali, tuttavia, modera l’esuberanza. Trasferitosi con la famiglia a Roma all’età di dodici anni, Maratta si forma nella bottega di Andrea Sacchi e studia i modelli del primo Cinquecento, da Raffaello a Correggio, il classicismo emiliano del primo Seicento, da Annibale Carracci a Guido Reni, e le composizioni di Pietro da Cortona. Questa formazione eclettica lo conduce ad elaborare composizioni dall’eloquio amplificato di segno prettamente classicista, traducendo in pittura le teorie estetiche del letterato Giovan Pietro Bellori, suo amico e biografo. Proprio la protezione di questo personaggio di spicco nell’ambiente culturale del tempo, scrittore d’arte e poeta, permette a Maratta l’elaborazione di una poetica artistica di stampo classicista. Dopo gli esordi negli anni Quaranta, un gruppo di incisioni e qualche pala destinata a sedi periferiche, la prima opera romana è il Presepe di San Giuseppe dei Falegnami del 1650, dove svela una tecnica impeccabile e la sua visione aulica del barocco. È sempre il Bellori a procurargli le prime importanti commissioni, apprezzate dal papa Chigi, Alessandro VII, che gli affida nuovi e importanti incarichi a Roma e fuori Roma. Della sua attività sono da ricordarsi, a Roma, le grandi pale per Santa Croce in Gerusalemme, per Santa Maria del Popolo, Sant'Andrea al Quirinale, San Carlo al Corso, Santa Maria degli Angeli, e i monocromi eseguiti nella Stanza di Eliodoro in Vaticano, che attestano come, attorno al 1670, fosse ormai considerato come uno dei primi pittori in Italia. Nell’ultimo trentennio della sua inesauribili attività esegue i cartoni per le decorazioni musive di San Pietro e del Quirinale e restaura parte degli affreschi delle Stanze Vaticane e della Farnesina. È seppellito nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Roma.
La sua opera principale in Sicilia è la pala dell’altare dell’Oratorio in S. Cita: Madonna del Rosario e Santi. I molteplici rosari costellati da rose ed angeli in un discendere dalla solenne figura della Madonna e l’umanità del Cristo in dialogo con S. Caterina, arrivano alle figure delle donne e trasmettono una aulica serenità frutto di un dialogo sereno e speranzoso tra l’umano e il divino.