Cenni storico-artistici sull'itinerario relazionale
Il percorso, che si svolge a piedi, parte dalla Chiesa di Santa Cristina la Vetere, che per la sua stessa ubicazione, "il cortile dei pellegrini", rappresentava, per l'antico tratto della "via francigena", un momento di ristoro e protezione per i pellegrini di allora. L'edificio è un piccolo tempio normanno del XIII secolo, primo livello di un edificio turriforme, dove vennero conservate le spoglie della Santa, già patrona di Palermo prima di S. Rosalia. Si trova vicino alla Cattedrale, e proprio il piano della basilica maggiore, nei vari secoli, venne utilizzato come fiera, nel periodo che andò dal 1517 fino ai primi dell'ottocento per la fiera di Santa Cristina.
Durante la visita, è possibile degustare il "biscotto del pellegrino": antica ricetta di un biscotto a lievito a forma di una S. Il biscotto, denominato "Viscotta a lievitu", è fatto di ingredienti semplici e facilmente reperibili (farina, uova, sugna, zucchero, lievito, limone)
L'offerta del biscotto è la esperienza di condivisione con il visitatore della storia e della tradizione devozionale del "pellegrinaggio".
Nella foto - Chiesa di Santa Cristina
Il percorso continua dal piano della Cattedrale verso il “Cassaro”, attuale Corso Vittorio Emanuele, giungendo tra suggestivi vicoli al Mandamento dell’Albergheria, uno dei quattro storici quartieri del Centro Storico.
Cuore pulsante dell’Albergheria è oggi il mercato storico di Ballarò, affascinate intrigo di merci, prodotti alimentari tipici e street food, esposti alla maniera dei suk arabi, e vicoli in cui si affacciano le botteghe degli ultimi maestri artigiani, esempio d’eccellenza e manualità, testimonianza vivente di mirabolanti varietà antropologiche ed etniche.
Prima di addentrarsi tra le bancarelle del mercato si fa tappa nel Complesso Monumentale di Santa Chiara, chiesa barocca (1678), già convento di clausura nel XIV secolo, storica sede della azione educativa salesiana, teatro odierno di “sperimentazioni interculturali” con i migranti ad opera dell’associazione Santa Chiara, nata nel 1995 per volontà dei padri salesiani e dei collaboratori dell’opera “Santa Chiara” di Palermo. Il complesso di edifici conserva ancora suggestive tracce storico artistiche, tra cui anche un vasto brano di mura puniche, databili tra il V ed il VI secolo a. C., sorprendente esempio di inserzione architettonica all’interno del teatro salesiano.
Se il mercato è da sempre l’incontro e lo scambio di merci e di prodotti di varia provenienza geografica, il complesso monumentale di Santa Chiara, con il Centro Santa Chiara e le attività dei padri salesiani, continua a scrivere, ancora oggi, la storia del dialogo tra le diverse culture presenti a Palermo.
nella foto - Complesso Monumentale di Santa Chiara
L'itinerario prosegue lungo le ramificazioni del mercato di Ballarò. Alcune sue strade in particolare, ricalcano il percorso del fiume normanno Kemonia, testimonianza del millenario passato della città e, oggi, cornice delle caratteristiche "putie" siciliane e delle "abbanniate", le urla dei venditori che conquistano il passante.
La storia di Ballarò è una storia che parla le lingue delle tante genti qui approdate, ciascuna sfuggita a guerre e naufragi, portata qui dalla sete di conoscenza e dai commerci, dove ancora oggi troviamo gli immigrati arrivati negli anni Ottanta dall' Africa subsahariana, Eritrea, Etiopia, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka.
Al mercato grossi quarti di carne sono appesi all'esterno delle botteghe: le olive da tavola sono artisticamente sistemate su bancarelle specializzate, le erbe aromatiche, ingredienti fondamentali della dieta mediterranea, sono esposte per essere attentamente osservate e vicino al venditore di panini con le panelle trovare, anche, un piccolo ristorante di specialità ghanesi.
Il caleidoscopico mondo di colori e odori di Ballarò si mescola ai diversi dialetti e ai molteplici punti dove si può mangiare il kebab o il couscous, immaginando di essere altrove.
Nella foto - Torre della chiesa di S. Nicolò
La salita sulla storica
torre della chiesa di San Nicolò all'Albergheria, l'antica parrocchia del quartiere, situata nella parte a monte di piazza Ballarò, è l'occasione di godere dall'alto il più bel panorama di tutto il centro storico:
il luogo ideale dove la maestà di ieri e l'irruenza di oggi si congiungono meravigliosamente.
Attraversando un altro settore del mercato si giunge a Piazza Carmine, un grande allargamento irregolare, dominato dal grande cupolone simbolo della sfarzosa chiesa barocca e dall’annesso convento della chiesa del Carmine Maggiore.
La chiesa, costruita a partire dal 1627 dall’architetto Mariano Smeriglio, è un vero gioiello d’arte, con la cupola più bella in assoluto a Palermo, visibile da ogni parte della città. Al suo interno, sono visibili pregevoli opere tra cui quadri del Novelli, di Tommaso De Vigilia. Particolarmente affascinanti sono le colonne tortili realizzate nel 1683 da Giacomo e Giuseppe Serpotta, che traggono ispirazione dal ben noto baldacchino del Bernini. La maestria dei Serpotta ci dona un manto dorato con motivi decorativi, in cui vengono raccontate scene della Vergine e di Cristo rappresentate in un microscopico universo meraviglioso.
Ultima tappa è il laboratorio “La città ritrovata”, dove lo scultore Filippo Leto racconterà l’Albergheria, l’arte della terracotta, le storie di alcuni dei personaggi del mondo culturale siciliano. Leto realizza ed espone i suoi oggetti d'arte creati con gesti antichi, forme provenienti dall'anima che prendono vita in corpi d'argilla, marmo, bronzo e gesso. Oltre alle sculture, prendendo spunto dalla tradizione dei maestri "Stazzunari" (antichi abitanti di questa fetta di Albergheria dediti a lavorare l'argilla) l'artista ha voluto rendere omaggio a questa estinta maestranza riproducendone i manufatti in terra cotta (lucerne ad olio , statue votive, acquasantiere e quantaltro). Una preziosa chicca è la collezione di presepi, miniature degli storici Carri di S. Rosalia e tutta una serie di rilievi raffiguranti i più rappresentativi monumenti di Palermo.